Scrivere (ideare) il finale di un libro
Scrivere il finale di un libro è più difficile di quanto credessi. Ma fai attenzione, non mi sto riferendo alla famosa ultima riga del libro o racconto che sia; non sto parlando di vari schemi che vedono finali aperti, circolari o chiusi. Sto esattamente parlando dell’ideazione del fine vera e propria della storia.
Inventare una trama, un’inizio ed i successivi intrecci tra i personaggi è il compito più semplice. Addirittura nel web puoi trovare interi blog che forniscono i cosiddetti prompt pronti da sfruttare per i tuoi racconti. Prompt intesi come spunti di narrazione, delle idee per scrittori, pronte per essere utilizzate.
Per quanto mi riguarda trovo molta difficoltà a trovare il finale per le mie storie: nei miei appunti ho decine e decine di idee e titoli, pronte per essere trasformate in ebook, tuttavia sulla quasi totalità di queste non sono riuscito a comporre un finale convincente.
Dare in pasto ai lettori delle storie prive di un finale efficace, vanificherà gli sforzi fatti per realizzare l’intera storia. Un po’ come i finali di Lost e di Matrix: personalmente mi hanno davvero deluso, poiché li ho trovati sciatti e inconcludenti (non ditemi che non avreste cambiato il finale?!).
Suggerimenti per scrivere il finale
Probabilmente il mio problema riguarda un limite di immaginazione, che spero vivamente di aggirare con qualche espediente che ho deciso di adottare e che voglio condividere con te:
- Leggere molto e ancora di più. La lettura aiuterà sicuramente a colmare questa fastidiosa lacuna: conoscere diversi finali di numerosi libri ed ebook, può soltanto stimolare l’immaginazione ad elaborare finali alternativi, ricorrendo ad un vero e proprio allenamento mentale.
- Vedere molti film. Come nel caso della lettura, anche vedere molti film ti aiuterà a contribuire alla realizzazione di processi creativi per quanto riguarda l’ideazione di finali narrativi. Ottimi i DVD con finali alternativi come Io Sono Leggenda.
- Confronto con gli altri. Sembra banale, ma chiedere a qualche tuo amico, familiare o conoscente, quale finale vedrebbe per la tua storia, può dare una svolta decisiva, o proporti un input insperato che ti permetterà di terminare il tuo racconto con estrema semplicità. Di pari passo potresti anche pensare di chiedere consiglio, anche su forum e blog di scrittori più o meno famosi, oppure direttamente ai tuoi lettori.
Al momento non conosco altri modi per solleticare il processo creativo che dall’idea, passando per lo svolgimento, porta infine alla fine della storia. Spero tanto che tu possa suggerirmene qualcun altro, sempre ammesso di avere le stesse difficoltà!
Tu invece? Sei un scrittore seriale di finali oppure no?
Io scrivo storie vere perciò il finale me lo suggerisce la realtà, ma per chi si affida alla fantasia è senz’altro più impegnativo pensare ad un bel finale. Mio figlio, per esempio, ha un metodo che rende i suoi thriller unici: la trama sembra scontata ma quando meno se l’aspetta, il lettore si trova di fronte ad un finale imprevisto e imprevedibile. Ti assicuro che certe volte è sconvolgente. Mi batterò perchè venga pubblicato tutto ciò che scrive: è eccezionale! Non lo dico solo io ma tutti i fortunati a cui ha concesso di leggere gli inediti (e che lo stanno incoragggiando a divulgare le sue originalissime opere).
Lo scrittore sa rendere interessanti anche le banalità, viceversa,chi non ha talento banalizza anche ciò che è interessante, intrigante. Non QUELLO che scrivi, dunque, è tanto importante rispetto a COME lo scrivi. Ad esempio:
CRIMINI TRA DUE MONDI (inedito)
Il pllman grigio arrancava nella calura estiva, sulla Route 505, diretto a Sacramento, carcere di massima sicurezza di New Folsom. Il motore, sotto sforzo, ronzava come un calabrone gigante, ma il capo delle guardie lo definiva “il bidone dei rifiuti” perché trasportava le più efferate carogne dello Stato…
IL DIALETTO NON SI TOCCA (inedito)
Non mancava nessuno.
La sala era gremita del più vario agglomerato umano: capelloni che masticavano chewing gum, vecchiette curiose di vedere di persona l’illustre deputato, avversari politici ansiosi di cogliere dichiarazioni da impugnare contro di lui, giornalisti affamati di scoop e tanti altri presi in prestito da tutti i ceti sociali e persino dalla fantasia…
IN POCHE FRASI SI DELINEA GIA’ LA STRUTTURA DEL RACCONTO. Scriviamo ( e pubblichiamo) sia io che mio figlio. Non è difficile, basta lasciarsi andare alla fantasia, non imporle regole, permetterle di fluire liberamente. Se il talento c’è, non tarderà ad emergere. Assecondatelo: ha molto da dire, basta lasciarlo parlare.
Ciao Maria,
il problema infatti non risiede nello sviluppo della trama, ma nel finale vero e proprio; lo si decide a priori, si delinea mano a mano scrivendo, oppure parti con una trama già ben precisa e definita in testa?
Queste sono le domande… e te come ti comporti?
Secondo me è utile partire da un presupposto: che la tua storia abbia un messaggio. Una storia ben costruita e coinvolgente implica una serie di cambiamenti rispetto alla situazione di partenza, nella psicologia del personaggio ad esempio. La domanda che devi porti quando racconti una storia è questa: qual’è il messaggio? Cosa vuoi dire con la tua storia? Non è necessario che ci sia una vera e propria morale e nemmeno che questo messaggio sia esplicito, ma la storia deve lasciare qualcosa al lettore. Se riesci a rispondere in maniera soddisfacente a questa domanda allora sono sicuro che riuscirai a trovare il finale adatto, anche se forse saranno necessarie alcune modifiche rispetto a quello che avevi mente. Con me questo metodo funziona alla grande, spero possa esserti utile.
Ciao Seme Nero,
ottimo consiglio! Non avevo pensato a questa possibilità e devo dire che utilizzando questa nuova chiave di lettura, alcune idee che avevo in mente, sembrano già più realistiche e proponibili. Ti ringrazio molto farò tesoro di questo tuo suggerimento!
Io ho notato che, se la trama è ben costruita, il finale scaturisce quasi spontaneamente, senza alcuna forzatura o eccessive elocubrazioni. è come se fosse già compreso e integrato all’interno della storia. Scriverlo diventa facilissimo.
Quando ho difficoltà con il finale è perché ci sono incongruenze e forzature a monte 🙂
Ciao Chiara,
ti ringrazio del tuo intervento, trovo molto interessante quanto hai esposto e sinceramente mi rincuora un po’. Il finale l’ho sempre trovato indigesto, sarà anche perché mi piace di scrivere di fantascienza, horror e paranormale, e forse per questi temi il lettore ha più aspettative per quanto riguarda la conclusione della storia.
Scrivere il finale, di qualsiasi cosa, è davvero difficile. Non ci sono formule per il finale di una storia, rassegniamoci. Non farei affidamento ai finali dei film, perché il film ha una logica diversa dalla scrittura. Di un film non sai mai, da spettatore, quale sarà la scena finale. Quanto manca alla fine del film: un minuto, due, cinque? Puoi solo stare ad aspettare. Per il libro è diverso, il lettore sa quante pagine o righe mancano alla fine: dieci pagine, cinque, due righe appena. E a seconda di dove ti trovi puoi decidere se la storia scivola lentamente verso un finale, o si conclude improvvisamente. Ma in ogni caso non puoi mai sorprendere il lettore con una pagina bianca all’improvviso. Lui è ben consapevole di quanto manca per concludere la lettura, non potrai mai stupirlo veramente. Qualcuno taglia l’ultimo capitolo… spesso ci si dilunga eccessivamente creando una coda alla storia che non si ha il coraggio di eliminare. Prova a vedere se tagliando l’ultimo capitolo, o l’ultima pagina, la tua storia regge ancora. Se regge vuol dire che hai “sforato” e dovevi concludere prima.
Per i film poi la questione è complessa. Il finale dipende da tante cose, a volte è insignificante perché non ci si vuole precludere un sequel. Altre volte dipende da esigenze produttive. So anche che spesso vengono proposti finali alternativi a spettatori diversi, e in base alle risposte più o meno positive, ne viene scelto uno piuttosto che un altro. In qualche caso è la produzione, e non il regista che impone il finale. C’è di tutto nel cinema, logiche che a volte fanno rabbrividire…
Il tuo discorso ha sicuramente senso,
in un libro sai esattamente quando stai arrivando alla fine, mentre in un film, le cose si fanno un po’ più complicate. Tuttavia per quanto riguarda la fantasia e l’immaginazione propria di una persona, credo lo stesso che anche un film possa contribuire a fornire qualche spunto positivo, per scrivere un finale di un libro.
Mi riferisco ad esempio, ad un finale di un film che non ti è piaciuto e immancabilmente esclami «se fosse finito così… sarebbe stato meglio». Ecco in quell’occasione stai immaginando un finale alternativo, e compiendo un esercizio mentale importante, per imparare a scrivere finali per le tue storie…
Hai ragione, hai fatto bene a ricordarmelo, in effetti pensare finali alternativi (specie se il vero finale non ci piace) aiuta a tenere allenata la mente sulla capacità di immaginare storie.