Scrittore: meglio prolisso oppure conciso?

Scrittore: prolisso o conciso?

Di recente, leggendo alcuni ebook sul mio Kindle, mi è capitato più volte di ritrovarmi a pensare al modo di scrivere di un determinato scrittore; in particolare relativamente allo stile prolisso di alcuni autori allo stile diretto e conciso di altri, e devo dire che apprezzo molto di più il secondo rispetto al primo. Non me ne vogliano gli scrittori, che amano scrivere e scrivere decine di pagine prima di arrivare a svelare un dettaglio importante della trama, oppure perdersi in minuziose descrizioni, che non apportano nulla alla storia, ma credo che essere brevi, diretti e concisi, a volta possa rappresentare la scelta giusta.

Ovviamente il mio discorso, è molto generalizzato. Per chiarezza di punti di vista, non sto dicendo che è sempre opportuno essere concisi e diretti, ma che a volte è opportuno non essere leziosi. Certo molto dipende dal tipo di storia che si intende scrivere, un romanzo da mille pagine non potrà mai avere le descrizioni necessariamente blande, che un racconto breve può offrire di luoghi e personaggi.

Scrittore: stile prolisso o conciso?

Uno stile prolisso infatti è fortemente indicato quando in ballo c’è un romanzo lungo e importante, che necessita di dovizia di particolari legati alla storia e ai suoi numerosi intrecci, alla caratterizzazione dei numerosi personaggi, dei luoghi e così via. Invece non è assolutamente indicato, quando la trama è decisamente lineare e segue soltanto pochi protagonisti.

Uno stile conciso, breve e diretto invece è decisamente apprezzabile quando la storia è più breve ed ha bisogno di essere incalzante, rilasciando informazioni al lettore che siano in grado di trattenerlo nella lettura e nel contempo, possano introdurlo agli avvenimenti successivi seguendo il leitmotiv principale del racconto.

Scrittore: stile prolisso o stile conciso?

Lungi da me, fare di tutta l’erba un fascio, ma credo proprio che un aspirante scrittore o un qualunque autore emergente, debba essere in grado di riconoscere nella propria narrazione, quando è necessario essere prolissi oppure quando è determinante essere diretti e concisi; molti degli autori che pubblicano su Amazon, in realtà non credo che abbiano ben chiare le due distinzioni e per certi versi è un vero peccato.

Mi riferisco soprattutto a quando si ha una trama avvincente, già di per sé, e su Amazon se ne leggono parecchie di sinossi interessanti. È proprio in quell’occasione che non si deve tediare il lettore, con decine di pagine che non apportano niente alla caratterizzazione dei personaggi o all’evoluzione della storia; il rischio è quello di annoiare.

Concludendo, trovo che sia di estrema importanza tenere vivo l’interesse di chi sta leggendo, senza cadere in borie e voli pindarici, utili per altro soltanto all’ego dello scrittore.

11 commenti

Cosa ne pensi
  • Ciao Emiliano,
    certo in un romanzo o racconto che sia, è senza dubbio possibile essere sia prolissi che concisi tuttavia quello che secondo me ad alcuni manca è il bilanciamento tra questi.

    A presto!

  • Ciao a tutti, trovo giusto quello che hai detto ma è anche vero che in un romanzo uno scrittore possa dosare unitamente le 2 cose in base al proprio stile. Anche perché alla fine dobbiamo guardare anche alla forma del contenuto oltre che al genere letterario (a cui ognuno ha di per sé delle regole base se vogliamo definirle così) e poi come hai giustamente detto, si deve differenziare il racconto da un romanzo. La fine del post la condivido pienamente, mantenere vivo l’interesse del lettore e potrei aggiungere che il lettore “deve vivere” ciò che legge, che sia prolisso o meno.

  • Ciao i primi tempi mi arrampicavo in personaggi lontani dal.mio mondo poi una persona alla quale ho fatto leggere un mio romanzo mi ha etto di scrivere quello che conoscevo e ne ho seguito il consiglio.

  • Secondo me quando si scrive un libro di qualunque genere la cosa più importante è che l’ autore si senta un po’ il protagonista. Che immetta nel libro i suoi sentimenti. Anche se corto un libro deve essere ricco di emozioni che suscitano nel lettore una grande curiosità di arrivare fino in fondo alla pagina del libro.

    • Ciao Andrea benvenuto!
      Certamente immedesimarsi come protagonista dei propri racconti è un espediente che aiuta molto, soprattutto dal punto di vista emotivo dei nostri personaggi… tuttavia a volte, non è sempre così facile… personalmente ad esempio, avrei molti problemi ad impersonare una donna, essendo uomo!

      • ciao a tutti ! Personalmente i miei personaggi sono il frutto di esperienze di vita diverse ,emotivamente cerco di creare loro una propria personalità. Anche se le emozioni che ho provato nelle stesse situazioni mi aiutano nello descrivere i loro sentimenti.

        • Ciao Titti benvenuta,
          credo che i personaggi frutto di esperienza di vita diretta, siano quelli più realistici e credibili… inoltre è anche più semplice gestirli da parte dello scrittore!

  • Hai colto nel segno, la lunghezza di un testo deve dipendere solo dalla storia, non da quanto l’autore voglia metterci dentro. Se una descrizione deve essere ricca di particolari che sostengono la trama è giusto che sia più ampia, ma invece deve essere ridotta al necessario se non è funzionale alla storia. La bravura dell’autore sta proprio nel dosare le varie parti in modo che non sia né prolisso né eccessivamente breve.

    • Ciao Renato,
      ovviamente mi trovi perfettamente d’accordo. D’altronde perché approfittarsi del tempo di un lettore? 😉

  • Con una battuta potrei dirti: ma non esiste lo scrittore prolisso. C’è lo scrittore che bada a comunicare 🙂
    Ma non è proprio così, e per molti motivi. Dostoevskij esagerava anche perché era pressato dalle scadenze editoriali, scriveva e via. Io amo Carver, ma anche Thor Vilhjálmsson che invece era piuttosto prolisso (o barocco?). E perché mi piace? Forse perché mi piace leggere qualcosa di impegnativo, in grado di insegnarmi a usare la lingua in modi a me lontani.

    • Ciao Marco,
      sì il tuo punto di vista non fa una piega; nel caso di letture impegnative è ovvio che la “comunicazione” sia.. come dire… “estremizzata”. Tuttavia devo proprio dirlo: detesto quegli autori che allungano il brodo solo per far lievitare il volume cartaceo dei loro scritti. Ovviamente esenti i mostri sacri che hai citato 😉

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